Prendo spunto dalla visione del bellissimo cartone animato, al cinema di recente, che racconta e ripercorre la storia del commovente racconto di Antoine de Saint-Exupéry, “Il Piccolo Principe”, per condividere una riflessione sul possibile significato di questa storia.
Resta difficile comprendere l’esatto messaggio che l’Autore ha voluto veicolare attraverso questa favola per bambini, forse proprio perchè, come dice la Volpe, “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
E in questo senso ritengo che ognuno possa accostarsi alla lettura di questo racconto, così come alla visione del film, aperto alla possibilità di lasciarsi “toccare” da aspetti del racconto stesso che possono accendere consapevolezze “essenziali” ma non così immediatamente “visibili agli occhi”.
Il viaggio del Piccolo Principe racconta, a mio avviso, un viaggio nell’interiorità dell’essere umano, che può essere simile all’esperienza di un percorso di psicoterapia, un percorso di riscoperta e di contatto con le cose davvero significative per ciascuno di noi. Fingendo di raccontare una storia per bambini, l’Autore parla direttamente al cuore dei grandi.
Il Piccolo Principe, durante il suo viaggio, visita diversi pianeti, abitati da personaggi bizzarri che gli faranno conoscere le trappole dei grandi, le loro interpretazioni “contaminate” della vita, del potere e dell’amore. E, attraverso questo viaggio, attraverso questi incontri, mette insieme sempre più pezzi di consapevolezza che lo riportano a riprendere contatto con emozioni autentiche e parti di sé dimenticate. Allo stesso modo, chi intraprende un percorso di analisi di sé stesso e della propria interiorità, via via si libera degli occhiali deformati con cui guarda sé stesso, gli altri, il mondo e ne indossa di nuovi, riacquistando quella autenticità e quella libertà da tempo perduta.
La psicoterapia è un lettura profonda della nostra vita perché va a curiosare sul senso, “invisibile agli occhi”, delle cose: sul perché delle nostre emozioni, dei nostri comportamenti stereotipati, dei nostri sintomi. Lo scopo è rendere quindi visibile ciò che ancora non lo è, e rendere la persona consapevole dei propri schemi, del proprio copione di vita, per permettergli, in tutta libertà, di uscirne e di vivere in autonomia.