L’ansia di per sé non è un fenomeno anormale. Si tratta di uno stato emotivo che comporta un’attivazione dell’organismo e che scaturisce quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa.
Nella specie umana l’ansia si traduce in una tendenza immediata all’esplorazione dell’ambiente, nella ricerca di spiegazioni, rassicurazioni e vie di fuga, nonché in una serie di fenomeni neurovegetativi come l’aumento della frequenza del respiro, del battito cardiaco (tachicardia), della sudorazione, le vertigini, ecc.. Tali fenomeni dipendono dal fatto che, ipotizzando di trovarsi in una situazione di reale pericolo, l’organismo in ansia ha bisogno della massima energia muscolare a disposizione, per poter scappare o attaccare in modo più efficace possibile, scongiurando il pericolo e garantendosi la sopravvivenza.
Quando l’attivazione del sistema di ansia è eccessiva, ingiustificata o sproporzionata rispetto alle situazioni (la cosiddetta “paura senza oggetto”) però, siamo di fronte ad un disturbo ansioso, che può complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le più comuni situazioni.
L’ansia è quindi, nei suoi diversi livelli di intensità, un segnale che fondamentalmente ci comunica qualcosa su noi stessi, che non siamo in grado di decifrare spontaneamente. Entro una certa soglia l’ansia migliora le prestazioni, tanto che si parla di ansia positiva o di adattamento. Quando però si supera una certa soglia, ovvero il meccanismo di risposta di adattamento continua a persistere anche in assenza di esposizione a situazioni ambientali ansiogene, si parla di un’ansia patologica, caratterizzata da uno stato permanente di tensione, che compromette le capacità operative e di giudizio, facendo precipitare le prestazioni del soggetto e accompagnandosi a sensazioni di disagio e sofferenza.
La comparsa dell’ansia allora rappresenta il segnale interiore che ci spinge a fermarci a riflettere sul senso delle nostre azioni, dalle quali siamo stati evidentemente sovrastati. L’ansia mette in discussione le nostre azioni automatizzate e ci obbliga al confronto con noi stessi, ed in particolar modo con le nostre emozioni, giacché essa svolge spesso la funzione, paradossalmente protettiva, di tenerci lontani dalle emozioni più autentiche ancorché disturbanti, come la tristezza, la paura o la rabbia, opportunamente ricacciate nel nostro inconscio.
I disturbi ansiosi conosciuti e chiaramente diagnosticabili sono i seguenti:
- Fobia specifica (aereo, spazi chiusi, ragni, cani, gatti, insetti, ecc.)
- Disturbo di panico e agorafobia (paura di stare in situazioni da cui non vi sia una rapida via di fuga)
- Disturbo ossessivo-compulsivo
- Fobia sociale
- Disturbo da stress acuto o post-traumatico da stress
- Disturbo d’ansia generalizzata