Le emozioni esistono in noi a livello conscio e a livello inconscio: dal punto di vista fisiologico l’emozione nasce prima a livello inconscio, scatenando le varie reazioni fisiche ( respiro corto, tachicardia, rossore, ecc.), e poi arriva alla consapevolezza quando viene registrata dal cervello. Ma non si tratta di un processo a senso unico: accade anche il contrario; infatti il pensiero può scatenare un’emozione. Questo stimola molto la nostra riflessione perché possiamo scegliere cosa pensare!
La consapevolezza di cosa si sta provando, la capacità di dare un nome all’emozione, unità alla capacità di modulare i nostri pensieri ad essa
connessi, sono la via per riuscire a trarre un messaggio da ciò che proviamo, evitando di esserne travolti restando passivi. Non è corretto pensare che l’autocontrollo sia repressione dei sentimenti: si tratta di una modalità diversa di contatto con sè stessi, dove l’individuo riconosce ed accetta quello che sente e prove e questa autoconsapevolezza, nel momento stesso in cui la formula dentro di sè, conferisce un maggior grado di libertà e maggiori possibilità di azione che vanno al di là del puro istinto e dalla pulsionalità, il cui obiettivo è soltanto sfogarsi, e mi portano a poter scegliere come esprimere ciò che provo, quale modalità usare.
Allego uno schema che mosta quali sono le emozioni fondamentali e come esse si mescolano per creare quelle secondarie. Al centro sono collocate le emozioni primarie (sorpresa, paura, accettazione, gioia, aspettativa, collera, disgusto, tristezza) e nell’anello più esterno quelle secondarie (spavento, sottomissione, amore, ottimismo, aggressività, disprezzo, rimorso, delusione) dove per esempio vediamo che la gioia unita all’aspettativa crea l’ottimismo, la tristezza unita alla sorpresa genera il senso di delusione, e così via.