Le 6 abitudini degli “infelici cronici”
La differenza fra una vita felice e una infelice sta nel quanto spesso e quanto a lungo ci restiamo.
Questa premessa ci spinge a riflettere sul fatto che vivere una vita felice oppure infelice sia quanto meno qualcosa su cui abbiamo qualche possibilità di scelta.
Non sarebbe umano vivere in uno stato di eterna felicità, perchè la felicità non è l’unica emozione che ci caratterizza. Ora, sarà capitato a tutti di avere delle giornate o anche dei periodi “no”, quando tutto sembra remare contro e quando il nostro umore fatica a risollevarsi. Ciò che deve preoccuparci, ed indurci poi a riflettere su alcuni nostri meccanismi ripetitivi è quella condizione in cui l’infelicità sembra essere una costante della nostra vita e una caratteristica stabile del nostro umore. La psicologia e la psicoterapia dimostrano che il 40 per cento della nostra capacità di esser felici si trova entro il nostro raggio d’azione. Questo vuol dire che noi stessi possiamo aver buona voce in capitolo nel realizzare la nostra felicità.
Sonja Lyubomirsky, ricercatrice dell’Università della California elenca le principale “abitudini” che caratterizzano gli infelici cronici.
Vittimismo.
Le persone che presentano questo atteggiamento hanno la sensazione di dover subire gli effetti, spesso negativi, delle cose che accadono con una scarsa percezione della propria capacità di autorealizzazione. La perseveranza nella soluzione dei problemi, invece del lamentarsi delle circostanze avverse, è uno dei sintomi di una persona felice.
Mancanza di fiducia.
Le persone che tendenzialmente vivono una emozione prevalente di infelicità, spesso manifestano scetticismo nei confronti della bontà e della sincerità degli altri, facendo fatica a fidarsi, in generale. E’ come se filtrassero la realtà e le cose che gli accadono per confermare di non potersi fidare.
Negativismo.
Concentrarsi su ciò che non va nel mondo, invece che su ciò che va bene è sintomo di infelicità. La gente felice è ben consapevole dei problemi globali, ma controbilancia le proprie preoccupazioni constatando quanto c’è di buono.
Paragonarsi agli altri.
La gente che si crogiola nell’infelicità guarda agli altri con invidia e percepisce sé stessa come mancante sempre di qualcosa in confronto agli altri. Chi invidia si sente privato di qualcosa.
Bisogno di controllo.
C’è una differenza tra sforzarsi di tenere tutto sotto controllo e organizzare le proprie azioni in modo tale da raggiungere i propri obiettivi. Cambiare punto di vista ed accettare che esistano cose che vanno al di là del proprio controllo, mette al riparo dal sentirsi inefficaci nel momento in cui qualcosa va come non avremmo voluto, ma non dipende da noi.
Vivere nel passato con preoccupazioni per il futuro.
Questo atteggiamento porta a rimanere bloccati su recriminazioni e rimpianti. Nel futuro si vedono solo incertezze preoccupanti e timori. La gente felice, al contrario vive nel presente e si attrezza per affrontare la vita dell’oggi e per realizzare ciò che vede nel proprio futuro.
Del resto, come diceva Kahlil Gibran, “le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia!”